L’Amore come Percorso di Ritorno a Sé Stessi
L’altra sera, durante la costellazione a Spazio Mandorla, ho scelto di non fare foto. Nessuna immagine per catturare l’esperienza, nessuna testimonianza visibile. Quello che rimane, alla fine, è sempre e solo la verità.
Il tema della serata era Liberare le Radici. Un tema che parla di origine, di verità e di quel contatto autentico che ricerchiamo per una vita intera, senza renderci conto che non può arrivare dall’esterno.
Dai a te stesso e a te stessa quello che cerchi di avere dagli altri.
L’amore è sempre stato dentro di noi. Ma il modo in cui lo percepiamo e lo esprimiamo cambia nel tempo. Inizia come un flusso puro, poi si trasforma in bisogno e infine può ritornare alla sua essenza.
1. L’Amore naturale dell’infanzia: essere l’Amore
Da bambini, dire “ti voglio bene” è un atto spontaneo. Non ha aspettative, non chiede nulla in cambio. Ogni fibra del corpo vibra in risonanza con queste parole. L’amore è l’aria che respiriamo, il nostro stato naturale.
Non ci chiediamo se saremo ricambiati. Non abbiamo paura di esprimerlo. Semplicemente siamo amore.
I bambini sono maestri nell’amore. Amano senza condizioni, senza paure, senza bisogno di conferme.
Ma poi cresciamo. E qualcosa cambia.
2. L’Amore condizionato: il bisogno di essere amati
A un certo punto iniziamo a dire “ti voglio bene” da un luogo diverso. Non più dal cuore aperto, ma da una fame interiore.
Un vuoto nello stomaco, un buco nel petto.
Diventa una richiesta nascosta:
- “Dimmi che mi vuoi bene anche tu.”
- “Non lasciarmi.”
- “Non farmi del male.”
Non è più amore libero. È amore condizionato dalla paura di non essere abbastanza, dal bisogno di essere visti e accettati.
E così iniziamo ad allontanarci da noi stessi. A nascondere la nostra verità per paura di non essere amati. Iniziamo a barattare la nostra autenticità per briciole di affetto.
“Molte persone cercano qualcuno che le ami, senza rendersi conto che devono prima imparare ad amare se stesse.” – Louise Hay
E tu? Quante volte hai detto “ti voglio bene” sperando di ricevere qualcosa in cambio?
3. Il ritorno all’Amore: ritrovare Se Stessi
Poi, qualcosa cambia. Magari attraverso un percorso interiore, una crisi, un risveglio. Iniziamo a guardare dentro.
Ci accorgiamo che ogni “ti voglio bene” è sempre stato rivolto a noi stessi. Che ogni volta che abbiamo chiesto amore, in realtà stavamo cercando di ricordarci chi siamo.
Ed è qui che il cerchio si chiude.
Dire “ti voglio bene” torna ad essere ciò che era all’inizio: un’emanazione del nostro essere. Ma questa volta con consapevolezza.
Ti amo. Amo me. Non esiste nessun altro.
“Ama te stesso e osserva. Oggi, domani, sempre.” – Gautama Buddha
Un Invito alla Consapevolezza
Ora ti invito a osservarti. Quando dici “ti voglio bene”, da dove nasce?
- Lo dici perché lo sei?
- O lo dici per riceverlo?
La prossima volta che pronuncerai queste parole, fermati un istante. Ascolta il tuo corpo. Sentilo.
Cosa emerge?
E fammi sapere cosa scopri.
“Ama te stesso. È l’inizio di un amore che dura tutta la vita.” – Oscar Wilde
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