Perché leggere la Bhagavad Gita è così nutriente?

E’ da un anno che ci troviamo un giovedí al mese per leggere insieme la Bhagavad Gita e commentarla e fare meditazioni e esercizi pratici.

E dopo ogni incontro ci sentiamo bene, fluidi, nutriti. Ma perché accade questo?

La Bhagavad Gita, che significa letteralmente “Il Canto del Beato”, è uno dei testi sacri più importanti della tradizione indiana e rappresenta una fonte inesauribile di saggezza spirituale. Viene chiamata così perché gli insegnamenti che contiene vengono trasmessi dal Dio Krishna -considerato il “Beato” – ad Arjuna in un dialogo spirituale che scioglie alcune domande sulla vita.

Le domande sono quelle fondamentali sullo scopo della vita, la paura della morte, la natura dell’anima e il significato del dovere, quello che per natura siamo chiamati a realizzare.

Mentre assistiamo a questo dialogo tra Krishna e Arjuna sentiamo la nostra anima che si nutre profondamente di questi insegnamenti di saggezza divina.

Perchè?

E’ quello che voglio spiegarti in questo articolo.

Leggere la Bhagavad Gita è così nutriente perché offre non solo risposte ai dilemmi esistenziali, ma anche una guida pratica per vivere con equilibrio, pace e scopo, quel senso profondo delle cose che spesso cerchiamo.

Attraverso i suoi insegnamenti, ci viene fornito un nutrimento spirituale che ci permette di crescere interiormente e di trovare una connessione più profonda con ciò che rappresenta il divino, la perfezione, l’infinito per noi. E’ quindi un testo sacro e contemporaneamente un manuale di istruzioni accurate per raggiungere in fretta la pace interiore, come viene spesso ribadito nei suoi capitoli iniziali.

“In fretta”, può far sorridere, ma è ciò che accade.

Chi legge la Bhagavad Gita viene condotto verso una comprensione più profonda della realtà sulla strada per la liberazione dal dolore e dalla confusione del mondo materiale.

La Bhagavad Gita offre risposte alle principali domande

Nella storia, l’arciere Arjuna, il protagonista, si trova in uno stato di crisi esistenziale, sopraffatto e bloccato dall’idea di combattere una battaglia contro i suoi stessi familiari. Questo rappresenta un’allegoria perfetta per i nostri conflitti interni, dove spesso ci troviamo a scegliere tra il nostro dovere e i nostri desideri personali, bloccati tra mente e pancia. 

Krishna, che agisce come guida e maestro spirituale, rassicura Arjuna con queste parole:

“Sei afflitto da un dolore che non ha alcuna ragione di essere, perché i saggi non piangono né i vivi né i morti. Mai vi fu un tempo in cui Io non esistessi, né tu, né questi re; né mai alcuno di noi cesserà di esistere in futuro.” (Bhagavad Gita 2:11-12)

Lo senti anche tu questo senso di spazio, apertura che si crea nel corpo alla lettura di queste parole? Sei entrata/o nello spazio dell’anima che si nutre di Verità. 

Il passaggio che ho proposto qui sopra parla proprio di immortalità dell’anima.

Lasciarci arrivare, sentire questo ci libera dalle paure. Ricordarci questi insegnamenti nella vita ci aiuta ad agire con maggiore serenità.

2. Insegnamenti pratici per la vita quotidiana

La Bhagavad Gita non è solo un testo spirituale, ma anche una guida pratica piena di insegnamenti che possono essere applicati nella vita quotidiana. 

Ad esempio, Krishna insegna ad Arjuna l’importanza di agire senza attaccamento ai risultati. 

Questo concetto è particolarmente rilevante nella nostra società, dove il successo è spesso misurato solo dai risultati ottenuti. 

“Fissa la tua mente sul dovere e non sui frutti delle tue azioni. Non essere guidato dal successo o dal fallimento, mantieniti equanime nel lavoro.” (Bhagavad Gita 2:47)

La Bhagavad Gita ci invita a mettere la nostra dedizione non nella direzione del raggiungimento del risultato, ma al contrario di essere devoti nello svolgere il nostro compito lasciando il risultato al divino. 

Questo può portare maggiore pace e serenità poiché smettiamo di usare tutte le nostre energie nel tentativo di raggiungere qualcosa e torniamo a metterle nel presente, nello svolgere il compito che siamo qui a svolgere, qualunque esso sia.

Dal lavare i piatti, all’avere una comunicazione nutriente con i nostri figli, a licenziare qualcuno a lavoro. Facciamo quello che abbiamo da fare e lasciamo andare il risultato. 

3. Il distacco come via per l’equilibrio interiore

Un tema centrale nella Bhagavad Gita è quello del distacco. Krishna esorta Arjuna a non essere né troppo legato al successo, né sconfitto dal fallimento. Questo atteggiamento di distacco, chiamato “yoga dell’azione”, porta ad equilibrio interiore.

Colui che abbandona ogni desiderio  e agisce senza attaccamento, libero dalla nozione di ‘io’ e ‘mio’, trova la pace.” (Bhagavad Gita 2:71)

Abbandonare ogni desiderio qui non significa rinunciare alla vita e alla sua bellezza, qui significa allargarsi per diventare quell’osservatore distaccato che nota che ciò che accade ad esempio non accade per merito suo o contro di lui. 

Significa aprirsi al disegno di un grande architetto che governa le cose e che ha il suo metodo di agire e muoversi e il cui disegno è imperscrutabile.

4. Il potere della meditazione e della contemplazione

La Bhagavad Gita dedica molto spazio all’importanza della meditazione e della contemplazione, viste come strumenti fondamentali per raggiungere la pace interiore e l’illuminazione spirituale. 

Krishna spiega più volte ad Arjuna come la meditazione sia un percorso per raggiungere l’unione con il divino e per superare l’illusione del mondo materiale.

“Colui che si concentra nella meditazione raggiunge la pace, poiché conosce la natura vera della realtà. Sii fermo nel tuo intento e immergiti nella contemplazione del Supremo.” (Bhagavad Gita 6:15)

Meditare significa aprirsi al momento presente. Quale migliore pratica sulla strada dell’accogliere ogni cosa esattamente così come è? 

5. Vivere con uno scopo secondo la Bhagavad Gita 

Uno degli insegnamenti più potenti della Bhagavad Gita è quello di vivere una vita guidata dal proprio compito. 

Krishna chiarisce che la vita è una combinazione di dharma (compito) e karma (azione). 

Vivere semplicemente per soddisfare i propri desideri materiali non porta a una vera realizzazione. Al contrario, vivere in accordo con il proprio dharma, svolgendo il proprio ruolo, porta alla vera soddisfazione.

“È meglio fallire nel proprio dovere piuttosto che avere successo in quello altrui. Svolgere il proprio compito, anche se imperfettamente, è meglio che imitare il compito di un altro.” (Bhagavad Gita 3:35)

Questo insegnamento è estremamente nutriente per chi cerca un significato più profondo nella vita. La Gita ci incoraggia a trovare il nostro scopo personale e a vivere in accordo con esso, anche se questo significa svolgerlo in modo imperfetto.

Quanta gioiosa e nutriente liberazione portano queste parole? 

Proprio qualche giorno fa scrivevo di questo in un post su instagram: puoi leggerlo qui

Lo trovi anche su Facebook.

6. L’immortalità dell’anima nella Bhagavad Gita 

Uno dei temi centrali della Bhagavad Gita è la natura eterna dell’anima e il discernimento tra ciò che mortale e ciò che è immortale. 

Ad esempio Krishna spiega ad Arjuna che il corpo è temporaneo, ma l’anima è immortale. 

“Proprio come una persona indossa nuovi vestiti e lascia quelli vecchi, così l’anima prende nuovi corpi, abbandonando quelli vecchi e usurati.” (Bhagavad Gita 2:22)

Lasciati arrivare questo: la nostra vera essenza non risiede nel corpo fisico e nella materia.

La nostra vera essenza è eterna, immortale, imperitura, è infinito. 

7.  Armonia tra vita spirituale e materiale 

Una delle parti che preferisco della Bhagavad Gita, dove ho anche trovato il mio modo di accompagnare le persone a manifestare nella vita chi sono realmente, è che la Gita non invita all’ascetismo.

Accoglie gli asceti, chi rinuncia alla vita materiale, come coloro che vivono per servire il divino, ma offre un’altra via. 

Una via di equilibrio tra la vita spirituale e quella materiale. 

Krishna consiglia ad Arjuna di abbracciare il mondo e di vivere pienamente, ma con la consapevolezza di essere uno strumento del divino. Questo equilibrio tra azione e meditazione, tra compito e distacco dai risultati, rende la Bhagavad Gita un testo unico nel suo genere.

“Colui che, rinunciando ai desideri, agisce nel mondo senza attaccamento, costui è veramente un saggio e libero.” (Bhagavad Gita 5:3)

L’insegnamento è che non è necessario ritirarsi dal mondo per vivere nella presenza dello spirito, ma piuttosto vivere con consapevolezza e compassione.  

8. La crescita personale secondo la Bhagavad Gita 

La Bhagavad Gita è anche una guida per la crescita personale e spirituale. Ci invita a esaminare noi stessi, a capire le nostre motivazioni, paure e desideri, e a trasformare queste energie in uno strumento per la nostra realizzazione spirituale.

 Krishna invita Arjuna a crescere, a superare i suoi limiti e a trovare la sua forza interiore.

“Quando un uomo ha superato il dubbio, è fermo nella sua comprensione e non vacilla più. Non c’è nulla di più puro e luminoso di questa conoscenza spirituale.” (Bhagavad Gita 4:39)

Come si supera il dubbio? 

Nella Gita ci sono alcune indicazioni su questo:

“Il dubbio che è sorto nel tuo cuore a causa dell’ignoranza deve essere reciso con la spada della conoscenza.” (Bhagavad Gita 4:42)

Secondo la Gita la conoscenza si raggiunge donando la propria intenzione, le proprie azioni al divino:

“Colui che ha fede ottiene la conoscenza, e con la conoscenza raggiunge presto la suprema pace.” (Bhagavad Gita 4:39)

9. Perchè leggere la Bhagavad Gita in un gruppo di lettura?

Ho osservato alcuni aspetti interessanti nel leggere la Bhagavad Gita in un gruppo di lettura e voglio condividerli con te:

Condivisione dell’esperienza spirituale: quando ci incontriamo creiamo uno spazio di condivisione e apertura dove ognuno può condividere le proprie intuizioni, fare domande e sollevare dubbi. Questo crea uno scambio e arricchisce l’esperienza di incontro e di comprensione del testo. Spesso accade che le prospettive degli altri illuminano aspetti che da soli potremmo tralasciare.

“Coloro che hanno fede e cercano la saggezza con sincerità, si avvicinano a Me e Io mi rivelo a loro.” (Bhagavad Gita 10:10)

Affinità e sostegno reciproco: Nel corso delle serate si incontrano anime e sensibilità affini, si crea un buona buona empatia. Si vive gioia nell’incontrarsi e nel celebrare progressi, così come sostegno – anche silenzioso – nei momenti di difficoltà. Si vive quella che chiamo la silenziosa presenza dell’amore. Si crea un ambiente di fiducia, in cui ognuno può esplorare il proprio percorso interiore con sicurezza e profondità.

“Gli uomini saggi si dilettano nell’aiutare gli altri senza alcun interesse personale, poiché il bene comune e il progresso spirituale di tutti è la loro gioia.” (Bhagavad Gita 3:25) 

Applicazione pratica degli insegnamenti: Durante gli incontri del gruppo, non ci limitiamo a leggere e commentare i versetti, ma esploriamo come tradurre questi antichi insegnamenti in azioni concrete e quotidiane. Attraverso le meditazioni e gli esercizi pratici che propongo, possiamo sperimentare direttamente ciò che la Gita insegna, vivendo sulla nostra pelle i benefici della sua saggezza. Questo rende il processo di apprendimento più completo e nutriente.

“Migliore è il proprio dovere, anche se svolto in modo imperfetto, che il dovere di un altro compiuto perfettamente.” (Bhagavad Gita 3:35)

Creazione di uno spazio di silenzio e riflessione: Dedicare del tempo a un incontro mensile per leggere e riflettere sulla Bhagavad Gita ci permette di fermarci, respirare e immergerci in uno spazio di pace interiore. Il gruppo diventa un’oasi dove possiamo nutrire la nostra anima con la saggezza spirituale e rigenerarci profondamente.

“Sii saldo nello yoga, Arjuna. Abbandona ogni attaccamento e cerca rifugio nel Sé interiore.” (Bhagavad Gita 6:18) 

La forza del campo energetico del gruppo: Quando più persone si riuniscono con l’intento comune di cercare verità e saggezza spirituale, si crea un campo energetico potente. Questa energia collettiva amplifica il potere trasformativo degli insegnamenti e ci aiuta a entrare in contatto più facilmente con il nostro Sé profondo. Il gruppo diventa un catalizzatore per la crescita spirituale di ognuno.

“Quando un uomo supera il dubbio con la saggezza, trova la pace interiore. Questa conoscenza non può essere ottenuta da solo, ma è frutto del confronto con i saggi e del contatto con chi conosce la Verità.” (Bhagavad Gita 4:34) 

10. Il nutrimento delle scritture: le parole dei maestri  

Molti maestri spirituali hanno parlato del nutrimento che si ottiene dalla lettura delle scritture, come la Bhagavad Gita. 

Paramahansa Yogananda, autore di Autobiografia di uno Yogi, ha sottolineato l’importanza di leggere le scritture come un atto di nutrimento spirituale.

In uno dei suoi scritti, dice:

“Il cibo del corpo è importante, ma anche la mente e l’anima hanno bisogno di nutrimento. Le scritture sacre, come la Bhagavad Gita, forniscono questo cibo essenziale, nutrono la nostra coscienza e ci guidano verso la saggezza divina.”

Questo concetto risuona con ciò che Krishna stesso dice ad Arjuna nella Bhagavad Gita, spiegando come la saggezza spirituale sia fonte di illuminazione e nutrimento per l’anima:

“Colui che si nutre della conoscenza sacra, che beve il nettare della verità e si rifugia nella saggezza, non è mai perduto. È sostenuto dalla luce della conoscenza.” (Bhagavad Gita 4:38)

Le scritture offrono non solo nutrimento intellettuale, ma un vero e proprio sostentamento per la nostra crescita interiore. Swami Sivananda ha spesso detto che leggere le scritture è come “nutrire la mente con pensieri divini”, un atto che ci eleva spiritualmente e ci avvicina alla pace interiore.

La Bhagavad Gita è anche una guida per chiunque desideri crescere e migliorare, arricchendo la propria vita spirituale.

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Leggendo questo articolo hai sentito che qualcosa ti toccava nel profondo? 

Ne sono contenta. 

Ci tengo ad informarti che sto tenendo un gruppo di lettura e commento della Bhagavad Gita e che puoi trovare tutte le info qui.

Lo scopo del gruppo di lettura e commento della Bhagavad Gita: 

Il mio unico intento è accompagnarti con la Gita a sviluppare la tua personale connessione con il divino attraverso l’applicazione degli insegnamenti contenuti in questo libro nella tua vita quotidiana. 

Il mio scopo non è convertiti ad una credenza o religione.

Il mio approccio è aconfessionale. 

Come funziona il gruppo di lettura? 

  • Leggo e commento i versetti 
  • Ogni commento è arricchito da esempi applicabili alla nostra vita quotidiana.
  • Accolgo e rispondo alle tue domande. 
  • Ti propongo pratiche spirituali e meditazioni che puoi utilizzare nel tuo quotidiano per praticare individualmente e fare esperienza degli insegnamenti della Gita 
  • Siamo qui per sperimentare. Respira, gioisci, rilassati

Ti aspetto.

Con amore, 

Giorgia 






























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